sábado, 29 de agosto de 2015

Bishkek in due giorni

Bishkek, capitale del Kirghizistan. Una cittá divisa in due: il centro “turistico”, che pulito e rinnovato fa immaginare una societá nuova e benestante, e la zona non turistica (che é il 95% della zona urbana), che risalta la reale societá kirguica: donne e bambini occupati come venditori ambulanti, piccoli negozi alimentari privi di buone condizioni igieniche, mancanza di segnalizazione orizontale e verticale sulle strade. Immaginatevi una cittá con 1 milione di abitanti, nuova del sistema capitalistico moderno, con altrettante automobili “quasi tutte riciclate”, con volante a sx e a dx indifferentemente, circolando senza limiti di velocitá e senza educazione stradale di chi le guida....per me, un vero caos. A questo possiamo aggiungere strade poco asfaltate, mancanza di marciapiedi che rende la circolazione dei pedoni pericolosa, poca luce notturna, (si consiglia uso di torcia per passeggiate notturne). 

In cambio, tanto di giorno come di notte, si puó passeggiare con la piú assoluta tranquillitá.  La sensazione di sicurezza che ho avuto in questi due giorni di camminate solitarie é stata estremamente piú alta di quella offerta da molte altre cittá occidentali. Contrasti di questa cittá. Fa pensare che il passaggio dal sistema sovietico al “no sovietico” a partire dal 1991, data in cui Kirghizistan diventa indipendente, é stato improvviso e non pianificato....creando probabilmente molte contraddizioni.

Sará per questo motivo che per esempio le case di arquitettura sovietica (basse e tutte con giardino) risultano molto piú attrattive delle nuove costruzioni moderne. Certamente saranno queste ultime piú confortevoli, ma senz'altro senza nessun stile identificativo.

La gente della cittá é prevalentemente disponibile e molto aperta. In quanto al mangiare, i piatti sono molto naturali, c´è un pó di tutto, dalla carne al pesce, e sempre con molta verdura.

Un'avvertenza: bere acqua sempre di bottiglia. Pur essendo di montagna la provenienza, probabilmente il sistema di distribuzione fa si che l'acqua “potabile” corrente porta con sé organismi difficili da assimilare a un organismo non “patentato”. Per cui sempre che si va di visita per pochi giorni non é consigliabile bere acqua corrente.


Per muoversi si puó tranquillamente prendere un taxi. Il costo di un transito di 15-20 minuti é poco piú di un euro (100 soms). Peró un'avvertenza: chi soffre di mal di macchina meglio vada camminando. Il taxista non parla altra lingua que sia il kirghico, parla al telefono o con un walkie-talkie mentre guida, gesticola, non rispetta i pedoni, i semafori, etc.

1 – Piazza Ala-Too e Museo Storico della città.                          
Ala-Too é la piazza centrale della cittá, dove si svolgono le celebrazioni nazionali. Al fondo si trova il mueso storico nel quale tuttavia le informazioni sulla storia del paese solo sono in russo e kuirguico. Il Parc Oak merita una passeggiata con pausa per ristoro (da portare sempre nel proprio zaino). Non é difficile incontrarsi per la strada con celebrazioni tipiche della zona.

2 – Teatro Filarmonico e zona Universitaria.
La Università principale è concentrata nella zona adiacente a Frunze Street. Da questa un viale fiorito che culmina con il teatro Filarmonico della città, rende la passeggiata molto gradevole.

3 – Shopping Centre Zum Aichurek, Circus e stazione ferroviaria.
Sempre restando vicino a Oak Park, aprofitto per dare un'occhiata al centro commerciale piú importante della città “Zum Aichurek” (la maggior parte dei prodotti sono diproduzione cinese di bassa qualitá; Kirghizistan non ha industria essendo un paese prevalentemente agricolo).
Il Circus é come uno stadio di forma circolare dove gli abitanti celebrano il matrimonio. Secondo tradizione il festeggiamento puó coinvolgere cosí tante persone che la festa si svolge dentro al Circus. Solo si puó vedere da fuori.

La stazione ferroviaria merita una breve visita. Di tipico stile russo. Se entri di giorno probabilmente incontrerai la stazione quasi vuota, perché i treni praticamente partono di notte, dovuto alle lunghe rotte.

4 -  Moskovzkaya street, Torgtogul street, Chui Avenue, Panfilov Park, Spartak Stadium.
Le strade principali della città sono la Chiu Avenue, arteria principale. La piú “turistica” dove si può incontrare qualche negozietto di souvenirs nei pressi della piazza Ala-Too.
Le altre due strade Torgtogul e Moskovzcaya street, sono molto commerciali, però per i locali. Mini market e venditori ambulanti. Solo si parla russo e si usa il display della calcolatrice per poter pagare. Vicino a Ala-Too vale la pena fare una passeggiata per il Panfilov Park, almeno per rispoleverare la memoria di antiche attrazioni per bambini (nei paesi occidentali ormai passate alla storia). Per gli appassionati si sport, consiglio una vista da fuori dello stadio dello Spartak di Bishkek.

5 – OSH Bazar.
Il gran mercato della capitale. Come tutti i mercati asiatici uno splendore di colori nei banchi di spezie. Qui si trova di tutto, e qui é dove comprano i locali. Corridoi stretti tra i banchi di vendita, pavimento off-road, una sola lingua parlata: la lingua locale. Si puó visitare come turista, peró se accompagnati da un locale tutto sembrerá piú accogliente e facile. Ricordo che c´è anche un altro grande Bazar in Bishkek, che peró per tempo non ho avuto la possibilitá di visitare.

By Andrea Vesentini

jueves, 27 de agosto de 2015

De Bishkek a Karakol: siguiendo la ruta de la seda

La salida de la ciudad a las 9 de la mañana nos cuesta 45 minutos. Mucho tráfico y mucho caos. Me intento poner el cinturón de seguridad y, aunque hay, no tiene enganche. Llueve en Bishkek pero en cuanto salimos de la ciudad, nos recibe el sol. El paisaje de montaña no tarda en aparecer.

A unos 50 kilómetros nos topamos con un terrible accidente de tráfico. Un taxi a mucha velocidad colisiona frontalmente con un minibús que se precipita a la cuneta. Vemos dos muertos pero son siete en total. Un drama para nuestros ojos. Nuestro taxista baja a ver si puede ayudar pero vuelve vomitando del horror. Se recupera y reprendemos el viaje.

Nos propone parar en Gavai, un pequeño lago que han decorado con estatuas de animales hechas con materiales reciclados o naturales (neumáticos, chapa, piñas, césped, plástico) y que tiene unos patinetes que te llevan a unas cabañas en medio del lago donde se puede hacer picnic.

En breve vemos un paso fronterizo con Kazajistán y una larga de cola de gente que quiere entrar. La frontera natural son unas montañas que nos acompañarán prácticamente todo el trayecto. A ambos lados de la carretera, los campesinos locales venden fruta y verdura. Es temporada de melón y sandía; enormes. Se cruza un pequeño puerto de montaña, por el valle, que ya ofrece yurtas de venta de productos locales.


Entramos en la región de Issykkul y cruzamos Balykchy, primer pueblo del lago con algunas casas restauradas con madera de colores. Cruzamos varias poblaciones hasta llegar a Cholpon-Ata donde pensamos que va a parar, pero no lo hace. No paramos a comer ni en el museo. Le pregunto y dice que comer en Cholpon-Ata es muy caro y que el museo ya lo hemos pasado. Bueno….necesitamos un café así que insistimos y nos para en un mercado. Vamos al lavabo y mejor no comentar. No nos apetece ni el café. Seguimos....

Lo mejor: dejarse llevar por las montañas que cada vez son más altas y llegarán hasta el Khan Tengri, de 7000 metros; mirar los animales que libremente van por el campo, muchos caballos y carros con cereales; el lago, de un azul intenso...y no pensar en la carretera que, llena de agujeros, no te permite hacer ni una foto!

Se nota que estamos entrando en una zona poco conocida, poco poblada y donde la naturaleza y la tradición mandan.





miércoles, 26 de agosto de 2015

Oda a mi maleta

Hoy nos hemos tenido que desprender de una pieza fundamental en nuestros viajes de los últimos años. Precisamente, hoy hace 5 años que sobrevivió a un accidente de coche en Islandia y aún conservaba dos golpes profundos y marcas de neumático.

La compramos en Japón, en 2008, y desde entonces ha viajado por Europa y la mayoría de las antiguas repúblicas soviéticas sin parar y sin fallar nunca. Debidamente inspeccionada en Turkmenistán por si llevaba alfombras, llena de panes de Kirguizistán, de seda de Uzbekistán, de coñac de Kazajistán, pastasciutta italiana, polarbrod de Laponia y muchas más maravillas. Ni la Turkish consiguió perderla….

Una gran compañera de viaje!

lunes, 17 de agosto de 2015

Svalbard: The closest islands to the North Pole


Longyearbyen is one of the closest villages much closer to the North Pole (78º N 15 E). It is referred to be the capital of Svalbard. It is situated in an artic landscape and it counts approximately 2.000 inhabitants. The history is filled with a tradition of coal mining and remnants from the early mining production can be seen everywhere. The old village was bombed by the nazi in 1943 and rebuilt after the 1950's. There are 7 coal mines but only 2 are active nowadays. Besides, there is another coal mine in the village of Barentsburg which is situated 50 km from Longyearbyen.
 
Foreign People can walk alone only in the village border of Longyearbyen. Since there are many polar bears in Svalbard Island, foreign people can do excursions only with local guides which they have to carry a riffle to prevent an eventual bear attacks.

The Svalbard is an archipelago which is approx 70% covered by ice and glaciers. The main island is Spitsbergen and it is the only one that can be visited by normal tourists. Excursions can be done by boat or 4-wheel drive cars always accompanied by a guide.

Svalbard is also called the modern Noah 's ark since the closed mine 3 contains the seed vault, which is protecting the genetic diversity against disasters and climate change. It is built 70 meters below sea Level, it is 5 km long inside a mountain and its content has a permanent temperature of -18 degrees C. Unfortunately normal people cannot go inside!!

The second largest settlement in Svalbard is: Barentsburg. A mainly Russian community of 400 inhabitants that work for Arktikugol coal mine company who is the owner of the mine since 1931. 

By Davide Vesentini and Elena Gandini

sábado, 8 de agosto de 2015

Bucarest: Belleza decadente y draculiana

Apuntes de mi viaje en solitario a Bucarest de hace unos meses...

Despegamos con la compañía rumana low cost Blue Air que sorprendentemente nos da de comer. Inmediatamente identifico el orígen del avión: Meridiana Italia. Me relajo....aunque aún tengo en la cabeza la sensación de idiota metiendo una maleta llena dentro de otra llena!

Ya en el modernísimo aeropuerto Henri Coanda, sigo las instrucciones de mi colega rumana y voy a las máquinas automat, selecciono "speed taxi" y espero fuera. Un jovencísimo taxista me recoge y me lleva al hotel situándome en el panorama político del país (28 lei).

Bucarest es un enjambre de edificios y casas que, a pesar de su estado ruinoso, muestran la riqueza que hubo aquí en el siglo XIX y el interés por el estilo art-decó. Decandente y draculiana, mucha gente vaga y duerme por sus calles. Pobreza, mendicidad y personas con malformaciones conviven con una emergente clase media capitalista, pero incipiente.

Diminutas y bellísimas iglesias ortodoxas se aparecen entre las calles para dar cobijo y esperanza a una sociedad que ha vivido un siglo XX de represión tras represión. Quizá podría haber sido una ciudad que se salvará de la masiva planificación urbanística, pues hasta la llegada de Ceaucescu parecen conservarse muchos de los edificios y casa características de la ciudad. Pero fue la desorbitada pretensión de este mandatario que quiso estar a la altura de los grandes dirigentes comunistas y, mediante la destrucción de todo un barrio de la ciudad, construyó un parlamento de gigantescas dimensiones y para lo que necesito a medio país. No comprendo cómo pueden considerar semejante obra Patrimonio de la Humanidad.


Por otro lado, para borrar la imagen de semejante edificio, me voy a pasear al barrio antiguo, frente al Teatro Nacional y me paro a tomar algo en Caru' cu bere, fantástica birreria-restaurante que data de 1879.

Me ha gustado mucho dejarme llevar por sus calles, observar cada detalle de sus edificios e imaginarme lo bella que debió ser en el siglo XIX y cómo debió competir con Viena y Budapest.

Volveré....